Il recupero dell'economia locale - non avulso dal globale -
pensato per la Piana Fiorentina ma che può essere messo in atto ovunque.
Autore Flavio Gori
La situazione attuale.
Gli anni conseguenti a una crisi di ampia portata come quella che stiamo vivendo sono storicamente un’occasione per porsi domande su ciò che è stato fino a questo punto fatto e cosa poter fare in modo da non tornare su simili problemi, che corrono il rischio di azzerare quanto prodotto in anni di lavoro. Nel caso specifico possiamo pensare a una crisi del modello che prevede un cambiamento epocale dell’economia, composto da un grande aspetto che a sua volta si ramifica in altri, ovvero quel che chiamiamo globalizzazione, un mondo sempre più interconnesso dove qui si producono cose che poi saranno consumate a New York o Nuova Delhi e viceversa. Tutto questo ha un costo in termini di ambiente e di variazione degli equilibri di vario tipo fin qui avuti che non sono facili da quantificare ma che hanno influito sul verificarsi della crisi, non meno che certe spericolate manovre finanziarie.
Uno degli aspetti cruciali è il fatto che simili economie sono vantaggiose solo a grande e grandissima scala, tagliando la strada alle piccole e piccolissime realtà economiche che, operando in massima parte a livello locale, regionale o nazionale avevano però reso possibile lo sviluppo economico del mondo nei precedenti secoli. Un buon numero di problemi la globalizzazione ha portato anche nella media impresa, spesso costretta ad accordi non facili con leCorporation di maggiore livello che hanno finito col preparare culturalmente per poi imporre non solo le leggi economiche ma anche molte delle leggi politiche e sociali nei Paesi dove si sono trovate a operare, in un intreccio di complessa decifrazione, ma certo poco positivo per buona parte dei soggetti interessati.