
Autore: Flavio Gori
Lo sentiamo ripetere spesso: senza l’europa saremmo persi. Al di fuori dell’Europa non avremmo possibilità di vivere, la globalizzazione ci ucciderebbe. Qualcuno pensa che sia proprio questa globalizzazione a ridurci in brandelli? Forse, ma certamente è in agguato lo scettico di professione, il conformista del pensiero che va per la maggiore, pronto a rintuzzare ogni possibile ipotesi extra europea decretando che, dati alla mano, ormai non ci sono alternative: in Europa siamo e qui dobbiamo restare (finchè la Germania lo vuole, naturalmente). Torna in mente uno scienziato che trovandosi a scontrarsi con simili conformismi, aveva dichiarato che a un certo punto tutti si convincono che una certa cosa non può andare che in un certo verso, magari che non è risolvibile, finché non arriva uno sprovveduto (nel senso che non è a conoscenza di questo pensiero dominante secondo cui questa tal cosa non è risolvibile) e la realizza. Si, era Albert Einstein, che in questi giorni si trova egli stesso a rischio tenuta. Vedremo in seguito se a torto o a ragione.