Autore: Stefano Ceccatelli
Si direbbe che siamo in tanti al mattino, al risveglio, ad iniziare la giornata di lavoro con qualche biscotto o consumando una merendina. Stando infatti a quanto ci dicono recenti statistiche, gli italiani consumano la bellezza di 12 kg di biscotti a testa all’anno, primi in Europa in questo tipo di consumo.
Si dirà: che c’è di interessante in tutto questo?
Nulla, in sé e per sé.
Eppure, come ci insegnano le grandi personalità, laiche e religiose, è proprio vero che nulla è piccolo di ciò che facciamo.
Le nostre piccole azioni quotidiane sono come pietruzze di un mosaico: guai se mancassero; si vedrebbero delle tesserine mancare ed apparirebbero i buchi.
E allora anche un gesto così apparentemente banale come la scelta di un biscotto o di un dolce, si rivela, ad uno sguardo attento, un gesto prezioso e carico di significato “politico”.
Il Centro per un nuovo modello di sviluppo, sorto da anni a Vecchiano (PI) e diretto da Francuccio Gesualdi, ha recentemente pubblicato la nuova edizione della Guida al Consumo critico (editrice Ponte alle Grazie): sarà lui il nostro Virgilio in quella giungla infernale che è il mercato delle multinazionali.
Tanto per cominciare converrà subito, suggerisce la Guida, scansare i dolci contenenti l’ingrediente “margarina”.
A differenza del burro, infatti, la margarina, ha un grave retroscena sociale: per produrla, infatti, si utilizzano oli di cocco e soprattutto di palma “che provengono dalle piantagioni del Sud-est asiatico o dell’Africa occidentale. Le condizioni di lavoro in queste piantagioni sono inaccettabili per gli orari impossibili, per i bassi salari che non consentono di mantenere le famiglie neppure a livelli di sussistenza, per la massiccia presenza di lavoro minorile, per l’insalubrità e la pericolosità dell’ambiente di lavoro. Ad esempio è comune che i braccianti si trovino a dover manipolare pesticidi molto tossici, spesso proibiti nei paesi occidentali, senza avere coscienza della loro pericolosità né conoscere le modalità d’uso scritte sulle confezioni in lingue che non capiscono. Si calcola che nel Sud del mondo ogni anno muoiano 10.000 persone per intossicazione da pesticidi” (cit. p.150).
Massime responsabili di questo sterminio, che si compie nella massima invisibilità mediatica, sono le potentissime Nestlè, Kraft e Unilever, multinazionali occidentali rispettivamente prima, seconda e terza del settore agro-alimentare.
Tutte queste aziende sono “compromesse con la distruzione illegale di foreste per far posto a piantagioni di olio di palma.
Greenpeace calcola che la deforestazione praticata in Indonesia, sede di più della metà delle piantagioni mondiali di palma da olio, oltre a mettere a rischio la foresta vergine, produce ogni anno 1,8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, pari al 4% delle emissioni totali. Tant’è che l’Indonesia è il terzo produttore di gas serra dietro Stati Uniti e Cina” (cit. p.521).
Dopo tutti questi dati, qualcuno potrebbe obiettare, ed a parte il fatto che l’appetito, nel frattempo, se ne è andato, esistono allo stato attuale alternative?
Esistono. Certo. Hanno magari nomi meno altisonanti di quelli strombazzati tutti i giorni a tutte le ore dagli spot, ma garantiscono maggior rispetto dell’ambiente, maggior sicurezza e tutela dei diritti dei lavoratori impiegati nelle fabbriche, più rispetto verso i consumatori e verso un’etica della legalità, attenzione anche al cosiddetto “sud del mondo”.
La guida, naturalmente, non mette a fuoco solo i biscotti e i dolci, ma tutti i generi alimentari, dai surgelati al caffè, dalla carne alla pasta, dalla frutta ai latticini. E focalizza l’attenzione anche sul comportamento delle grandi catene dei supermercati.
Un libro davvero unico nel suo genere, necessario per scegliere in maniera critica: quel che ci vuole oggi per essere cittadini attivi.
Centro per un nuovo modello di sviluppo, Guida al Consumo critico, editrice Ponte alle Grazie, euro 18,50