Lo Scrittoio

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri

Insieme per l’Europa

E-mail Stampa PDF

Autore: Stefano Ceccatelli

Ho seguito con passione il giorno 12 maggio 2012 in Palazzo Vecchio la terza edizione di Insieme per l’Europa, manifestazione promossa e animata da decine di movimenti e comunità cristiane in 140 città europee contemporaneamente.

Per informazioni cliccare qui.

Sul palco dello splendido Salone dei Cinquecento si sono alternati il filosofo Sergio Givone, il prof. Mario Primicerio, ex sindaco e attuale presidente della Fondazione La Pira, e l’economista Stefano Zamagni.

A Givone è stato chiesto come può l’Europa, che combina in sé tante diversità (religiose, culturali, linguistiche) riuscire a comporre una sintesi in cui ogni nazione si senta salvaguardata.

 

Givone ha risposto affermando che il primo a porsi questo problema, alle soglie dell’età contemporanea, è stato Kant.

E’ a lui che si deve uno scritto celeberrimo “Per la pace perpetua”, in cui sembra delineare una entità super partes che possa fungere da paciere nei casi di conflitto fra i diversi Stati europei.

Kant sapeva bene che, ai suoi tempi, gli Stati la facevano da padrone, ma è il primo a rendersi conto che la logica dell’”ognun per sé” doveva essere superata.

Poi, nel 1804, Kant muore e sono seguiti un secolo di esasperati nazionalismi e due guerre mondiali.

L’Europa che esce dalla seconda guerra mondiale recupera l’intuizione kantiana. Nasce la Comunità Europea, contrassegnata da una triplice eredità che ne costituisce come la vera anima: il diritto romano, il Cristianesimo e l’Illuminismo, il cui famoso trittico (libertà, uguaglianza, fraternità) invera il Cristianesimo, ne costituisce la riprova.

E’ con l’Illuminismo infatti che l’Europa capisce l’importanza di quei tre valori, la cui prima matrice era nel Cristianesimo.

Si potrebbe obiettare a Givone che, se è vero che il trittico è genuinamente cristiano, un terzo di questo trittico, la fraternità, attende ancora di essere inverato.

Ma, da questo punto di vista, partirono benissimo i tre padri costituenti della nuova Europa (Adenauer, Schumann, De Gasperi), quando concordarono che, sono parole testuali di Adenauer del 1946, “i nuovi europei sarebbero dovuti essere “prima persone, poi cittadini, poi europei, solo dopo tedeschi (o francesi, o italiani, o olandesi….)”.

Su questo discorso della fraternità si è inserito il professor Primicerio, che ha magistralmente rievocato la figura del suo grande amico e maestro Giorgio La Pira.

La Pira, che fu sindaco di Firenze negli anni della ricostruzione e fino al 1970, fece, per usare le parole di Mario Primicerio “di questa città fra le colline la città sul monte”.

Firenze, negli anni di La Pira, divenne il luogo dove si tenevano quei famosi Convegni del Mediterraneo, voluti da La Pira per affratellare le due sponde del “Mare nostrum” e riunire in un’unica famiglia le tre grandi religioni che si rifacevano alla figura di Abramo.

Ma La Pira, per riattaccarsi a quello che si diceva sulla fraternità, fu anche un padre della nostra bellissima Costituzione italiana. Anzi, fu proprio lui a redigerne alcuni dei principi fondamentali.

Molto si deve a Giorgio La Pira se oggi gli studiosi sostengono che la Costituzione rappresenti il paradigma di un modo di pensare l’organizzazione politica attorno a a un’interpretazione del rapporto uomo-società centrato sul principio di fraternità.

Su questo solco è intervenuto Stefano Zamagni innestandoci la visione economica.

I guai di oggi, ha detto l’economista dell’università di bologna, derivano da un’economia “totalista”, incentrata totalmente sul profitto e che solo al momento della redistribuzione si ricorda che esistono “gli altri”, fingendo di preoccuparsene.

Qui si dovrebbe aprire un intero capitolo sulle “fondazioni” (il male travestito da bene, il capitalismo più sfrenato travestito da filantropia) una storia cominciata negli USA ai tempi di Rockfeller e Carnegie e proseguita fino ai giorni nostri, ma ci porterebbe via troppo tempo (rimando a quello che dice Arundhati Roy su Internazionale 943).

Questa è una economia incivile, che boicotta in tutti i modi lo sviluppo dell’economia civile o economia no-profit o economia di comunione, che dir si voglia.

La boicotta con laccioli legislativi, burocratici e soprattutto finanziari ed ha anche la spregiudicatezza, poi, di definirla “economia di nicchia”.

Queste forze occulte (di cui parlava già Giovanni Paolo II), che ostacolano un equilibrato sviluppo economico, vanno combattute.

Zamagni identifica tali forze nella finanza speculativa, o finanza ombra (da non confondersi con il sistema bancario), le quali non sono soggette a nessun controllo. Negli USA la finanza ombra ha già raggiunto il 53% del volume totale degli scambi; qui in Europa siamo ancora al 28% ma dieci anni fa eravamo, in Europa, al 12% e questo vuol dire che la finanza speculativa è un tumore in metastasi, che sta espandendosi e aggredisce anche gli altri organismi. E’ queta invasione che va fermata. Come?

Zamagni suggeriva lo strumento della Tobin tax, che si spera l’Europa possa approvare e applicare al più presto (è una tassa dell’1,5% sulle transazioni finanziarie). Ma secondo Zamagni conta molto anche reagire allo stato delle cose entrando in una nuova logica di dono. A questo proposito ha raccontato un illuminante aneddoto arabo: un uomo aveva tre figli. In punto di morte decise di lasciare metà dei suoi averi al primo figlio, un quarto all’altro filglio e un sesto all’ultimo figlio. Poi morì e si scoprì che l’uomo aveva in tutto 11 cammelli.

L’eredità era indivisibile e i figli cominciarono a litigare poi a picchiarsi. Un cammelliere estraneo giunse sul posto e domandò il motivo della lite. Gli fu spiegato. Il cammelliere disse: tenete  vi dono il mio cammello, procedete alla divisione. Passarono a spartirsi i 12 cammelli: 6 al primo figlio, 3 al secondo, 2 al terzo. 6+3+2=11. Avanzava così un cammello. Il cammelliere riprese il suo  cammello e tutti se ne tornarono contenti.

Il dono, la gratuità, non solo “spiazza” l’altro, contribuendo a risolvere le situazioni ma implica quasi sempre un “ritorno”, anche economico. Ci sono studi scientifici, in merito, ma basterebbe quella che si chiama “sapienza del cuore”.

Ultimo aggiornamento Lunedì 14 Maggio 2012 10:41