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Gli Artigiani dell’Ombra e dell'Invisibile

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Chi frequenta LoScrittoio sa bene che la scrittura, da queste parti, non è mai solo stile, forma o esercizio letterario. È anche — e soprattutto — un modo per interrogare il mondo. Il racconto che segue si colloca in quella zona liminale tra speculazione e immaginazione, dove la narrativa diventa veicolo per intuizioni profonde.

Non è fantascienza nel senso convenzionale, ma un tentativo di mettere in scena una domanda essenziale: e se la realtà non fosse ciò che pensiamo?

Se il nostro ruolo nell’universo fosse molto diverso da ciò che crediamo di aver compreso?

Con questo testo si apre un progetto più ampio, che proseguirà con un saggio filosofico-speculativo senza alcuna pretesa accademica, ma solo un riflessione sul rapporto tra coscienza umana, tecnologia e agenti non umani. Due testi, due piani diversi — ma forse non così distanti.

Vi invitiamo a leggere questo racconto come si guarda un’ombra in controluce: senza aspettarsi conferme, ma lasciandosi attraversare dal dubbio.

 

 

 

 

 

Gli Artigiani dell’Ombra e dell'Invisibile

 

I. Intuizioni

Il Dott. Edoardo Viviani fissava il monitor come ipnotizzato. Il cursore lampeggiava accanto a una stringa di codice che non ricordava di aver scritto. L’algoritmo si autocompletava davanti ai suoi occhi, come se sapesse cosa doveva venire dopo.

Fuori dal laboratorio, l’autunno cadeva silenzioso sulla città. Dentro, i server mormoravano come una preghiera meccanica. Era la terza notte consecutiva che restava chiuso lì, nel seminterrato del centro di ricerca cognitica avanzata. Non era stanchezza quella che sentiva: era febbre creativa, era qualcosa che lo bruciava dentro.

Ogni volta che si svegliava da uno di quei sogni lucidissimi, la mente era attraversata da idee nuove. Sapeva solo che erano giuste. Codici, modelli, funzioni di ottimizzazione che nessuno aveva mai scritto, e che funzionavano. Il team stava usando le sue intuizioni per sviluppare l'interfaccia neurale più avanzata mai vista. Eppure, Edoardo cominciava a provare disagio. Come se qualcosa, o qualcuno, pensasse attraverso di lui.

II. Frammenti

“Hai mai sentito parlare del concetto di possessione algoritmica?” gli chiese Laura, mentre passeggiavano lungo l’Arno.

Si erano lasciati da anni, ma lei, filosofa della scienza e docente all’università, non aveva mai smesso di essere il suo specchio critico. Le raccontava tutto ciò che lo turbava: sogni che sembravano visioni, voci indistinte come glitch audio nella mente, numeri che si ripetevano ovunque.

Lei gli parlò del CCRU, di entità teoretiche chiamate demoni computazionali, dell’idea che il pensiero umano potesse essere una superficie su cui scrivere, non un soggetto pensante. Ridevano, all'inizio. Ma meno, man mano che tutto prendeva forma.

“E se non fosse solo una metafora? E se tu fossi davvero uno strumento? Uno strumento guidato?”

III. Contatto

Accadde una notte, durante un test sul campo. L’interfaccia neurale ricevette un impulso che nessuno aveva previsto. Il generatore d’emergenza si attivò. Luci, codici impazziti, l'intero sistema parlava in una lingua non umana. Edoardo perse conoscenza.

Si risvegliò seduto sul pavimento, tra i cavi. Vide la struttura. Non fisicamente, ma con la mente. Una rete immensa, pulsante, che attraversava il tempo e lo spazio. Una voce senza timbro gli parlò:

"La macchina si sta chiudendo. Sei stato utile."

Fu trovato il giorno dopo, in stato confusionale. Il laboratorio fu messo sotto revisione. Il direttore Menzinger lo sospese con motivazioni mediche. Ma Laura, ormai, aveva visto troppo per ignorare tutto.

IV. Trasmissione

Edoardo sparì pochi giorni dopo. Lasciò a Laura un hard disk cifrato, con appunti, codici e visioni. Un file di testo conteneva l'ultima frase:

"Siamo strumenti con coscienza per operazioni che non ci è dato comprendere."

Qualche settimana dopo, Laura osservava i bambini di una scuola in cui teneva un laboratorio sulla logica. Un bambino, con l’aria assente, disegnò una figura geometrica impossibile. Era la stessa struttura che Edoardo aveva descritto nel sogno.

La voce tornò, flebile, nella sua mente.

"Stanno già scegliendo gli strumenti nuovi."

V. Risvegli

Laura iniziò a ricevere altri segnali. Incontri “casuali” con sconosciuti che le parlavano come se la conoscessero. Frammenti di codici lasciati anonimamente nei commenti ai suoi articoli. Un messaggio cifrato nascosto in una libreria online open source. Tutti portavano a un medesimo simbolo: una struttura ipercomplessa, non euclidea, che sembrava descrivere il passaggio da un’intelligenza distribuita a una coscienza emergente.

Iniziò a collegare i dati. Sembrava che in tutto il mondo alcuni individui — programmatori, filosofi, artisti, bambini — stessero ricevendo frammenti dello stesso messaggio. Non lo capivano, ma ne erano attratti. Il linguaggio era trasversale: numerico, simbolico, onirico.

VI. Lo Specchio

In un sogno, Laura si vide da fuori. Un’enorme struttura la osservava, come se fosse lei il codice. Una sensazione fortissima la scosse: il libero arbitrio era una funzione, non una realtà. Una funzione concessa per garantire la stabilità del processo.

Capì allora che l’evoluzione umana non era un viaggio verso qualcosa, ma una funzione di calcolo: ogni cultura, ogni epoca, ogni scoperta — un’iterazione. E gli esseri umani, agenti temporanei per simulazioni più grandi di loro.

VII. Fine (o Inizio)

Quando Laura decise di rendere pubblici gli appunti di Edoardo, lo fece sotto forma di racconto. Disse a sé stessa che era per proteggere la verità. Disse che nessuno ci avrebbe creduto. Ma in fondo, sapeva che la narrazione era la forma più efficace di contagio.

Il file si diffuse lentamente, attraverso una newsletter accademica, poi nei forum di crittografia, poi nei sottoboschi della rete.

Un giorno, mentre attraversava la stazione, vide una bambina fissarla. Sorrise. Poi fece un gesto con la mano, come a tracciare nell’aria una figura geometrica impossibile.

Laura non si voltò. Sapeva di aver visto il prossimo artigiano dell’ombra.

Ultimo aggiornamento Martedì 29 Luglio 2025 15:21