
Tecnologia, spiritualità e potere. Ritorni del sacro nella nuova Politica - Parte 1
Conversazione con ChatGPT e Flavio Gori per LoScrittoio.it
Introduzione
In un mondo che cambia sempre più velocemente — sul piano tecnologico, geopolitico e culturale — si stanno ridefinendo i soggetti, i linguaggi e persino i simboli del potere. Negli Stati Uniti, nelle regioni eurasiatiche, in alcune aree d'Europa, emergono teorie e movimenti che combinano tecnologia, sovranità e spiritualità in forme nuove, spesso sorprendenti: dalla techno-destra americana ai manifesti sovranisti-tecnocratici come The Technological Republic di Palantir; dalle proposte metapolitiche di Aleksandr Dugin ai ritorni di pensiero tradizionalista in riviste come Dissipatio e Avanguardia.
Tutto questo accade mentre, in Italia, sembra calato un silenzio preoccupante. Il dibattito politico e culturale resta bloccato su questioni marginali o amministrative, incapace di proporre visioni, scenari, rotture. Sembra che il Paese abbia smarrito la capacità di immaginare il proprio futuro, restando in attesa — passivo — di direttive provenienti da ovest (Washington, Silicon Valley) o da est (Mosca, Pechino).
È dentro questo scarto che nasce il dialogo che segue: un’esplorazione ragionata, articolata e critica di alcune nuove forme di pensiero politico, sociale e simbolico che stanno prendendo forma fuori dai radar del dibattito italiano. Una mappa incompleta, certo, ma utile per ripensare il ruolo dell’Europa e dell’Italia in un’epoca post-liberale.
1. Introduzione: la faglia invisibile della modernità
In un'epoca dominata da intelligenza artificiale, geopolitica multipolare e disorientamento valoriale, sta riemergendo con forza una domanda fondamentale: qual è il fondamento ultimo dell’ordine politico e sociale? Non più (solo) l’economia, non il diritto positivo, non la tecnica pura — ma qualcosa che assomiglia a un ritorno del sacro. In questa conversazione, esploriamo le ragioni di tale ritorno e i modi in cui si manifesta: nelle élite tecnologiche americane, nel pensiero tradizionalista europeo, nel radicalismo simbolico di riviste come “Dissipatio”, e nel manifesto “The Technological Republic” di Palantir.
2. Palantir e “The Technological Republic”
Nel 2025, Palantir Technologies pubblica il libro The Technological Republic (Karp–Zamiska), in cui si delinea una visione audace: un’alleanza organica tra potere tecnologico e Stato sovrano, capace di affrontare le sfide del secolo con software strategico, intelligenza artificiale e una nuova etica della responsabilità.
La proposta è chiara:
- rifondare il patto tra innovazione e patria;
- sostituire la “cultura fragile” della Silicon Valley con un’etica del dovere;
- fare della tecnologia non uno strumento commerciale, ma una nuova forma di sovranità.
3. Tecnologia e sovranità: la critica di Palantir a Silicon Valley
Nel cuore del manifesto The Technological Republic, Palantir non si limita a proporre un nuovo patto tra tecnologia e Stato: formula anche una critica frontale all’establishment della Silicon Valley, accusato di aver abbandonato la sua missione storica.
Per Palantir, infatti, l’industria tecnologica americana ha smesso di essere una forza strategica per l’interesse nazionale, diventando un ecosistema dominato da:
- software di consumo,
- logiche algoritmiche pubblicitarie,
- ideologie “progressiste” e globaliste prive di fondamento strategico.
In questo quadro, la Silicon Valley avrebbe scelto: *virality over sovereignty* – la viralità al posto della sovranità.
La conseguenza, secondo Karp e i suoi, è il rischio di declino geopolitico: gli Stati Uniti, distratti da un’innovazione a misura di mercato, stanno venendo superati da potenze come la Cina, che invece:
- integrano la tecnologia nella visione di lungo periodo dello Stato;
- fanno dell’innovazione una leva imperiale, culturale, educativa e militare.
La Cina non sviluppa software per intrattenere, ma per guidare un modello di civiltà.
Da qui la proposta radicale del libro: la nascita di una vera e propria repubblica tecnologica, in cui:
- la scienza torna al servizio della sovranità,
- l’ingegneria è missione civile,
- il software è potere etico.
Una nuova “tecnopatria”, non nostalgica ma post-liberale, che cerca di ritrovare una forma spirituale e responsabile del potere nell’epoca dell’intelligenza artificiale.
4. Techno-destra americana e Tradizione europea: convergenze inattese
Pur partendo da contesti diversi, vi sono sorprendenti punti di contatto tra:
- la techno-destra americana (Curtis Yarvin, Vermeule, Thiel);
- il pensiero eurasiatista e tradizionalista europeo (Dugin, Evola, Dissipatio, Avanguardia).
Tutte queste correnti:
- avvertono la crisi della modernità secolarizzata;
- cercano nuove (o antiche) forme di sacralizzazione del potere;
- rifiutano l’idea che la tecnica possa reggere da sola un ordine umano giusto e coeso.