Lo Scrittoio

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La Mia Isola - Delusioni e Incoraggiamenti

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Capitolo 6 –

Precedenti capitoli: I ricordi della vita passata, trascorsa come moglie addomesticata e dipendente frustrata, vanno pian piano scemando nella mia mente e non fanno piu’ male. Nella mia isola ho ben altri problemi da risolvere.

” Qualunque cosa sogni di intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia” (Goethe).

 

 

25 marzo 2001

Devo ammetterlo, sto impazzendo dalla voglia di incontrare qualche volto amico, di potermi sedere sul divano di una vicina, e fare due chiacchiere davanti ad una tazza di caffè! Succederà mai?

Invece di rivolgermi a nuove conoscenze, mi ritrovo ad aggrapparmi a due malcapitati, che non sanno più come farmi capire, che non vogliono frequentarmi, che su di me hanno cambiato idea, ed ora vorrebbero incoraggiarmi ad andare a vivere altrove.

Non importa il perché in verità, questa è la realtà e devo farmene una ragione!



26 marzo 2001

Le mie piantine stanno riprendendosi dallo stress post trapianto, e l’orticello procede che è una meraviglia.

Non ho avuto neppure bisogno di aggiungere del fertilizzante alla terra. Ho spruzzato un po’ di soluzione di alghe sulle foglie, e i germogli sembrano aver gradito il ricostituente!

Tra un po’, la lattuga potrebbe essere pronta per il primo taglio! Non vedo l’ora.


27 Marzo 2001

Ho riflettuto a lungo la notte scorsa. Anche se la mia vita sociale non eccelle e le mie aspettative si sono rivelate vane e malfondate, non voglio per questo compromettere i miei progetti di lavoro sull’isola.


Prima di partire dall’Italia, avevo un contatto interessante a Galway: un italiano che lavora come ricercatore nel settore delle alghe.

Quell’uomo anziano che ho incontrato giorni fa sull’isola, parlava di usare un’alga rossa contro l’herpes. Mi chiedo se è vero e se è solo un rimedio tradizionale oppure sono state fatte delle ricerche al riguardo.


Arrivo al molo quando manca un’ora al prossimo traghetto. Decido così di passare dal Coffee Shop, vicino al supermercato, per una tazza di tè e una fetta di torta di mele. La ragazza che mi serve al tavolo mi sorride, mentre sistema le posate sopra il tovagliolo. Ricambio il cenno di saluto e, guardandola più attentamente, mi rendo conto che ha una fioritura di Herpes sul labbro così sviluppata, che quasi le impedisce di parlare. – Hello Fiona – la salutano due ragazzi entrando, ed accomodandosi negli ultimi posti liberi.

Bene, ora so che si chiama Fiona, e che potrebbe essere una facile cavia, nel caso volessi provare una potenziale cura anti-herpes.

Coincidenza o no sono più che mai determinata di trovare informazioni presso l’Università delle alghe.


Mentre sto per uscire, incappo in Lucia, la quale sembra a tutti gli effetti alquanto imbarazzata di vedermi. Per reagire all’impasse, comincia a sciovinarmi addosso mielose parole di complimenti, nessuna delle quali veramente azzeccata.  Poi mi spiega che è di fretta perchè sta andando a Galway. - Ah bene – dico io – allora facciamo il viaggio insieme! -

- oh no – dice lei – noi non prendiamo il traghetto – e poi si accorge di avermi già dato troppe informazioni, con quel “noi”, e cerca di cambiare repentinamente discorso.


Mi chiede come sto e come stanno i miei figli, e se mi fanno ancora male le gambe .... insomma cerca di avviare ogni possibile discorso, per non lasciarmi entrare in merito ai “loro” programmi per la giornata.

Io sono troppo curiosa, e poi non vedo l’ora di metterli con le spalle al muro, e farmi dire, una volta per tutte, perchè diavolo ce l’hanno con me, e mi evitavano come la peste. Così, tagliando corto riguardo ogni argomento, le chiedo con che mezzo stanno lasciando l’isola, e lei è così costretta a rivelarmi che prenderanno il piccolo aereo della Aerarann.

- Che bella idea! – dico sussultando di gioia, per essermi resa conto di aver guastato almeno un po’ i loro piani segreti.

- Mi spiace – replica allora Lucia dribblando con maestria – penso sia troppo tardi perchè tu possa trovare un posto sull’aereo – e prosegue – manca solo un ora al decollo! – Poi scusandosi frettolosamente, si svincola dalla morsa e finge di rispondere al cellulare, mentre inforca la bicicletta che aveva appoggiato al muretto.

Come la vedo allontanarsi, con quel suo flessuoso e fastidiosamente elegante pedalare, comincio a pensare come approfittare di questa occasione per scoprire cosa “bolle in pentola”.


Rientro da Fiona, e le chiedo il numero di telefono dell’aeroporto. Lo sa a memoria.  - Brava Fiona! – penso, e poi scendendo di corsa verso il furgone, chiamo l’aeroporto e chiedo se c’è un sedile libero sul prossimo volo.  – fammi controllare con Inverin – risponde Meggy con professionalita’. - Sì – risponde dopo qualche secondo – ma devi essere qui entro mezz’ora – continua.

Il mio cuore comincia a battere forte. Dopo tanto tempo, finalmente, ho la mia occasione, per fare capire a quei due che devono, quanto meno, smetterla di fingere.

Allo stesso tempo, mi pento un po’ di essere cosi’ insistente.

Insomma, non so se sto facendo la cosa giusta .... ma lo faccio ugualmente.


Nel giro di un quarto d’ora, sono già al bancone delle partenze. Mi guardo intorno. Sono la prima.

Dire che si tratta di un aeroporto, è esagerato. In effetti gli isolani chiamano la pista “striscia” perche’ e’ veramente una striscia di asfalto.

Non c’è nessun aereo in attesa.

Meggy non mi chiede il documento di identità. Compila il biglietto senza chiedere altro se non lo spelling del mio nome - ar o es ei ar ai ei - rosaria – specifico.


Meggy, poi, si avvicina a me e mi sussurra qualcosa. Non capisco e le chiedo di ripetere. – wei... – mi ripete. Visto che ancora non accenno a darle l’informazione di cui ha bisogno, finalmente mi spiega a voce alta – weight ... ho bisogno di sapere quanto pesi! –  ho capito ma ... non capisco.

– dal tuo peso dipende dove ti devo far sedere - aggiunge, e poi mi chiede se voglio scriverlo invece di dirlo a voce alta, dato che altri passeggeri ora sono accodati dietro di me.

- sessanta – le dico ridendo – circa – aggiungo senza mentire. In verita’ non lo so neppure quanto peso, e non mi importerebbe comunque di nasconderlo, così come non mi va mai di nascondere la mia età.


Meggy mi crede sulla parola, e prende nota. Quando avrà calcolato i pesi degli altri passeggeri, considerato quello del pilota e dei bagagli al seguito, e possibilmente rispettato il desiderio delle coppie di sedere l’una al finaco dell’altro, si conoscera’ la posizione.

Ora non mi resta che pagare. Il costo del volo è molto più alto di quanto potrei permettermi, ma lo ritengo un investimento, e non ho rimpianti!

Giorgio e Lucia arrivano all’ultimo minuto. Secondo me hanno fatto di tutto per cercare di cambiare il volo, ma non ce l’hanno fatta, e non potevano neppure rimandare. - Interessante Watson – sogghigno!


Meggy richiama l’attenzione di tutti. Si infila la matita nella tasca e, riguardando i suoi appunti, si avvia verso l’aereo, che nel frattempo era arrivato dalla terra ferma.

- Jim e Sandy fila uno – grida, per non farsi coprire dal rumore dell’elica - Sean e Pauric fila due, Giorgio e Lucia fila 3 e Ro ... Rose ... Rosar ... i...o, Rosario, vicino al pilota -

Sono abituata a sentirmi chiamare Rosario, da quando sono in Irlanda! Non riesco a capire perchè sia così difficile per gli Irlandesi pronunciare una “a” alla fine del mio nome, ma non ci faccio neppure più caso.

Mi fa piacere volare, in questo splendido giorno di primavera, a fianco del pilota, anche se mi fa un po’ senso, vedere i doppi comandi, davanti e sotto di me, muoversi da soli. – spero di non dover fare niente – dico al pilota, scherzando. Lui non reagisce alla mia battuta, e non risponde. Mi rendo conto, che devono avergli detto la stessa frase almeno un centinaio di volte!

I due “piccioncini” si scambiano qualche sussurro, e, purtroppo, dalla mia posizione non riesco neppure ad osservarli.

All’arrivo a Inverin, un pulmino accompagna tutti a Galway.

Giorgio si congeda frettolosamente, e, augurandomi una buona giornata, sparisce tra i vicoli della città.

Lucia decide di intrattenermi per un po’ di tempo, in modo che si perdano le tracce del “complice”, e mi propone di andare a prendere qualcosa.


Entriamo in un Bar, e ordiniamo una tazza di tè. Nel frattempo, mi sento in diritto di porre qualche domanda. – siete venuti a fare spese? – chiedo con falsa ingenuità.

- no, beh sì, insomma non sappiamo ancora – risponde lei.

Capisco che non ho un granché da scoprire, e poi, devo pensare al mio di programma per la giornata. Con gesto di superiorità, pago i due te’, e la saluto freddamente.

Esco, e mi incammino senza voltarmi. – che vadano al diavolo ... borbotto!

Entrando nell’Università, mi rendo conto che non so esattamente dove devo andare, e decido di chiedere alla prima persona che incontro. Ci sono stata solo un’altra volta, al Centro di Studio delle Alghe Irlandesi, e non ricordo il numero della stanza.

Francesco oggi non c’è, e sono costretta a rimandare. Mentre sto per uscire, incontro Margie, una simpaticissima donna, che ho conosciuto un giorno sulla spiaggia di Aran. Mi dice di avere fatto, in passato, un corso proprio in quella Università, e mi rivela che anche lei e’ molto interessata alle alghe.

Usciamo insieme, chiacchierando come fossimo vecchie amiche! Che boccata di ossigeno!

Margie mi chiede di raggiungerla piu’ tardi, per pranzo, e mi spiega dove abita.

Torno in Eyre square per qualche ora. Al Centro Commerciale, intravvedo Hilary, che precede una signora, sulla scaletta che porta alla torre. Apre la porticina con la sua enorme chiave medioevale (molto suggestiva davvero), fa accomodare la cliente, e poi, chiudendo la porta, mi guarda e sorridendo mi fa l’occhiolino. Che simpatica!


Alla una in punto, secondo gli accordi, busso alla porta della casa di Margie. Suo padre è seduto al tavolo, e si alza per darmi il benvenuto. Una accoglienza davvero straordinaria, visto che tutto sommato sono una perfetta estranea.

- come ti chiami? – mi chiede l’uomo, mentre la figlia riempie la teiera di acqua bollente – Rosaria – rispondo. – piacere Rosario – ripete lui, e mi stringe calorosamente la mano.

- da dove vieni? sei spagnola? – continua. – sono italiana – rispondo divertita dall’idea che tutti credono che se ti chiami “Rosari..o” devi essere per forza spagnola.

- italiana? oh ... i romani ... che popolo! – comincia a declamare soddisfatto e sollevato ... come lo studente che, durante l’interrogazione, si sente fare, dal professore, la domanda sull’unico argomento che ha studiato.

Quest’uomo conosce tutto sugli antichi romani, nomi, date, eventi, battaglie, conquiste e disfatte .... incredibile!

Dopo oltre un’ora di monologo sugli antichi costruttori di acquedotti ... approfitto di una pausa, per comunicare a Margie che purtroppo e’ meglio che mi avvii verso l’aeroporto di Inverin, per ritornare a casa. Ho ancora un po’ di tempo, ma, a questo punto, vorrei comprare un po’ di viveri da portare sull’isola.

Margie mi accompagna alla porta, e mi ringrazia per la pazienza. Mi rivela che il padre e’ in quello stato da quando e’ morta la moglie, che e’ come se avesse fermato il tempo agli antichi romani per non soffrire piu’. Rassicuro Margie che non ha niente di che scusarsi, e ci accordiamo per un incontro, con piu’ calma, magari ad Aran.


Anche sulla via del ritorno, arrivo in aeroporto con molto anticipo. Michael, il coordinatore dei voli da Inverin alle isole, mi guarda con curiosità. Mi chiede da dove vengo, e alla mia risposta, stupito, mi chiede cosa diavolo ci faccio ad Aran. Ridendo, gli rivelo che ho scelto l’isola per studiare le alghe, e questo lo incuriosisce ancora di più.

La conversazione, nel giro di pochi minuti, si fa interessante. Sua nonna gli faceva sempre bere il Carragheen, e decide di scrivermi su un foglietto, la antica ricetta della amata antenata. – tanto c’è tempo – si giustifica.

Nel frattempo, l’orario del volo si avvicina, e la saletta si riempie di passeggeri. Tutti vengono accuratamente pesati, e la cerimonia della assegnazione dei posti si ripete.

Prima che venga buio, sono di ritorno a casa e, ripensando alla giornata trascorsa, mi rendo conto di non aver risolto nessuno dei miei dubbi.

Riguardo a Giorgio e Lucia, non so cosa pensare, ma sono certa che erano a Galway per qualche motivo di cui non volevano rivelarmi i particolari. Forse avevano paura che volessi aggregarmi! Giuro, che questa è l’ultima volta che mi interesso ai loro spostamenti, o interferisco con la loro vita. Qualsiasi sia il loro segreto, non ha importanza!



31 marzo 2001

Non piove da due giorni, e decido di innaffiare l’orto. Orto? Quale orto? Dove sono finite le mie amate piantine?

Rimango senza parole. Tutti i germogli, cresciuti con cura per settimane, spariti, mangiati, divorati. Da chi? ma dai conigli, naturalmente! Come ho fatto a non pensare che tutti quei conigli selvatici che ci sono sull’isola, potessero non accorgersi delle mie tenere, dolci verdurine?


Mollo a terra l’innaffiatoio, e osservo da vicino, per accertarmi che il danno sia in qualche modo reparabile. Se hanno mangiato solo le foglie, l’insalata potrebbe ancora ricrescere. Niente da fare, si sono mangiati anche le radici.

Sono sopravvissuti solo rucola, salvia, rosmarino, patate e topinambour. Non credo sia casuale. Diciamo che da questa esperienza ho comunque imparato in cosa consiste la dieta dei conigli di Aran.

Torno in casa, e lavoro tutto il resto della giornata ad una traduzione, che nel frattempo mi e’ stata inviata via email. Per ora, questo lavoro e’ tutto quello che ho e voglio tenermelo caro.


1 Aprile 2001

Ho passato tutta la notte alla traduzione e sono soddisfatta. Domani invio il tutto a Cathy.

Fuori c’è nebbia, e non ho neppure energia per andare ad accendere il fuoco nel camino. Non credo di soffrire di depressione, ma non riesco ad essere positiva. In fondo devo recuperare ore di sonno e sono stanca. Meglio ritornare a letto.

Ho ancora del cibo in casa, e presumo sia giunta l’ora di inviare qualche curriculum vitae, e trovare un lavoro.  In quel caso, dovrei ovviamente lasciare Aran. Vedremo!


Ultimo aggiornamento Sabato 29 Febbraio 2020 21:17