Lo Scrittoio

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri

NASA, Marina VLF Receiver, 18 Novembre 1999

E-mail Stampa PDF

Autore: Flavio Gori

 

E quindi son passati venti anni dalla ‘Missione Stellare’ del ‘Marina VLF Receiver’  sistemato su un pallone sonda che il Centro di Volo Spaziale di Marshall (Alabama) inviò ai confini dell’atmosfera per sondare le eventuali tracce elettromagnetiche in bassa frequenza, che potevano rilasciare le meteoriti delle Leonidi che incrociano l’orbita terrestre a metà novembre. Fino ad allora la ricerca si era basata su due sistemi: ricevitori da terra o posti su satellite. In questo caso andavamo direttamente sul posto dove il fenomeno avveniva.

‘Missione Stellare’ é copyright di Paolo Pellegrini, giornalista de La Nazione di Firenze che il 18 novembre 1999 pubblicò un lungo articolo in proposito e che sempre ringrazierò per questo suo lavoro.

Si trattava della prima di una serie di missioni che la NASA mise in atto, accettando un mio progetto di ricerca e per questo dedicato a mia figlia ‘Marina’.

Dopo questa Missione iniziale, altre seguirono: il punto era sempre lo stesso: usare le onde radio in bassissima frequenza per capire cosa avviene nella cavità tra la terra e gli strati più alti dell’atmosfera, nonché verificare se e quanto diminuisse l’inquinamento elettromagnetico terrestre al variare dell’altezza e quindi dalla distanza dalla superficie del pianeta.

Ricordo ancora molto bene quando, pochi anni dopo, dal Centro di Marshall mi inviarono per email l’indirizzo web dove poter seguire in diretta la preparazione del pallone sonda in vista di un ulteriore decollo. A quei tempi il web non era così veloce come oggi ed era quindi necessario non gravare la linea con troppi collegamenti, pertanto quell’indirizzo era ‘privato’. Altri tempi. Marina e io seguimmo con attenzione quei lavori di preparazione e ci rendemmo conto che le dimensioni di certi palloni sonda, non sono simili a mongolfiere ma assai più grandi e pesanti.


La Missione Marina VLF Receiver fu solo una delle numerose azioni che in 16 anni di collaborazione (e 13 da Coordinatore Europeo del Progetto Inspire) ho proposto alla NASA e che questa ha messo in atto, ma certamente é quella a cui sono più affezionato.

Ringrazio i fisici di Marshall, capitanati da Dennis Gallagher, e il compianto William Taylor del Centro di Volo Spaziale di Goddard (Maryland), di cui facevo parte, per aver permesso la realizzazione di questo progetto, in tempi rapidissimi (20 giorni dalla proposizione). Siccome il mio riferimento era Goddard e il Dr Taylor, a lui inviai il progetto il 14 agosto 1999. Nonostante l’infelice data (da noi eravamo tutti in vacanza), Tayolr mi rispose il giorno stesso, facendomi presente che secondo lui il progetto era interessante ma il Centro NASA che si occupava delle Missioni con palloni sonda era Marshall e, se fossi stato d’accordo, egli avrebbe passato la proposta a quel centro.


Naturalmente fui d’accordo e da allora entrai nel vortice di domande e risposte con i fisici di Marshall, al termine del quale, il responsabile, Dennis Gallagher, mi scrisse per confermami l’accettazione del progetto con un commento che ancora ben ricordo: Abbiamo verificato il tuo progetto in tutte le condizioni, è semplice, non è costoso e va bene, lo accettiamo.
L’unica cosa che non capisco è: perché non l’abbiamo pensato noi?

 

A quel punto mi fu chiesto se volevo dare un nome all’operazione e naturalmente chiesi di poterla dedicare a mia figlia Marina, che all’epoca aveva quattro anni.

 

In verità non mi risulta che siano molte le persone a cui la NASA ha dedicato una missione, ma nel nostro caso, fu molto gentile e accettò la proposta.

 

Inutile dire la gioia che questa dedica mi diede e tuttora, a venti anni di distanza ancora riesce a darmi. A parte le questioni familiari, é sicuramente é l'evento più gratificante che abbia vissuto.

 

Ripensando al mio rapporto con l'Ente Spaziale americano, mi rendo conto che le coincidenze che si sono concatenate e che mi hanno permesso di arrivare alla NASA sono davvero molte e intriganti e se solo una fosse mancata, probabilmente non sarei mai arrivato né a Goddard, né a Marshall.

 

I casi della vita sono un aspetto curioso, al punto da farmi pensare che probabilmente il libero arbitrio, se esiste, è un po’ al guinzaglio e quando qualcosa deve accadere, accade.

 

Mai disperare o partire battuti. Mai.

 

NASA Meteor Balloon Rises Again

La NASA promuove il progetto sulle onde radio di un fiorentino

Deep Space Test Bed

Ultimo aggiornamento Domenica 15 Dicembre 2019 18:56