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Lo dice la Scienza

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Autore: Flavio Gori

Ultimamente leggo sempre più spesso persone che quando incontrano argomenti, ipotesi o idee che non conoscono, che non sono nel solco dello Status Quo della materia in questione o che non sanno decodificare, subito accusano chi le propone di far alzare lo spread (argomento un po’ consunto ma…), di essere populista o incompetente.

Naturalmente il mondo è un po’ meno manicheo e la buona creanza vorrebbe maggior tatto prima di maledire le idee e le proposte diverse dal solito. Specie quando tali idee e proposte sono presentate seriamente e senza arroganza.

Grazie ai social network sembriamo essere diventati (o semplicemente grazie a questi strumenti ci siamo palesati per quel che siamo) una generazione che trascorre buona parte del nostro tempo denigrando a prescindere chi propone qualcosa di diverso anche se noi non abbiamo nulla da proporre. E a volte é persino meglio così (la storia lo insegna).

La storia insegna anche che chi si ritiene più ferrato nei vari campi (ad esempio in quello scientifico, ma anche in quello letterario, o politico o economico), ben farebbe a ricordarsi che non esistono leggi immutabili e la scienza stessa ci insegna che sono gli scienziati a smentire altri colleghi con scoperte successive. Altrimenti saremmo ancora convinti che la Terra é piatta e considerando quanto è stata duramente contraddetta questa realtà, dovremmo evitare lo stesso errore. I contraddittori migliori sono quelli che lasciano parlare i dati, non i preconcetti.

Per questo motivo chi sa, o pensa di sapere, dovrebbe limitarsi a dire qualcosa tipo  ‘La scienza oggi dice questo. Domani vedremo’.

Invece, e paradossalmente, taluni di coloro che dichiarano di sapere, si lanciano in urlanti e scomposte discussioni con quelli che secondo questi sembrano non sapere e/o propugnano idee diverse e talvolta apparentemente strampalate, secondo il paradigma ora considerato corretto.

Una gara a chi urla più forte, che non fa il bene della scienza, né degli scienziati e forse è anche per questo che, a livello mondiale, si parla (a torto o a ragione) del declino della conoscenza.

Bisogna riconoscere che qualche volta gli uomini di scienza ci hanno messo del loro, pubblicando articoli che difendevano idee che favorivano i poteri economici per i quali lavoravano - senza dichiararlo.

In altri casi si è pubblicato articoli che riportavano dati un po’ incerti, ma presentati in modo da dare l'impressione di aver fatto più o meno importanti scoperte.

Tutto questo ha contribuito a minare la credibilità non tanto di queste persone, ma dell’intera categoria scientifica, E sempre questo dovrebbe rendere chiaro a tutti la necessità del controllo da parte di un panel di colleghi dello scrivente, prima della pubblicazione, cosa questa garantita dalle maggiori Riviste Scientifiche internazionali ma che ben difficilmente avviene su altri tipi di pubblicazioni, magari in rete.

A maggior ragione chi ora partecipa alle discussioni sui social network, dovrebbe tenere un comportamento più adeguato alla scienza che rappresenta e a ciò che la storia della scienza ci racconta. Senza porsi allo stesso livello di chi non ha dati scientifici da presentare, differenziandosi quindi da chi urla o offende gli interlocutori. Meglio supportare i propri scritti con la forza dei dati. Specie se non taroccati.