La Mia Isola - Veritá e Menzogne

Lunedì 23 Marzo 2020 20:50
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Capitolo 9


Gli amici Italiani che mi convinsero a trasferirmi sull’Isola, si stanno rivelando ogni giorno di piú per quello che sono e valgono. Pian piano divento sempre piú autonoma e faccio nuove conoscenze.

La malinconia é un buco incolmabile che mi porto dentro. Di tanto in tanto mi piace crogiolarmi nelle sue profondita’. Un giorno capiró i motivi della sua esistenza ed allora forse svanirá per sempre!

 

 

Autore: Rosaria Piseri

 

14 aprile 2001

Oggi sull’isola sono arrivati col primo traghetto una quantitá di turisti. Sarebbe meglio aspettare che il traffico dei pulmini cessi, prima di andare in paese, ma voglio passare dalla libreria, per leggere qualche libro locale, e prendere un pó di appunti!

Cerco di farmi tornare alla mente le parole di Pat sulle origini dei forti dell’isola. Affascinanti sono le varie versioni sui personaggi mitologici. Piú leggo e piú mi confondo le idee.


 

 

15 Aprile 2001

Giorgio vuole venire a trovarmi per mostrarmi qualcosa di importante. Non so cosa sia e sono molto curiosa. Inoltre, giá il fatto che venga qui a parlarmi personalmente, qualsiasi cosa sia, ha comunque dello straordinario!

Riordino il soggiorno ed accendo il camino.

Giorgio entra in casa con passo sicuro, come se nulla fosse accaduto nel frattempo!

Mi sforzo di bloccare ogni pensiero polemico.

Lo faccio accomodare, e lui, dopo essersi seduto al tavolo, apre dei fogli dove ci sono una serie di disegni.

Continuo a non rendermi conto di quale sia l’argomento.

Mi spiega che, recentemente, ha aderito ad un invito del Ministero della Marina di fare un viaggio sulla costa della Bretagna per visitare una coltivazione di alghe.

Giá mi verrebbe voglia di richiudere i suoi fogli e sbatterlo fuori di casa. Lo scorso ottobre, si parlava di mettere insieme una attivitá per via della mia passione ed esperienza sulle alghe, ed ora apprendo che si é dato da fare parecchio in tal senso, ma escludendomi totalmente.

Devo apparire visibilmente irritata, perché Giorgio cerca di “rigirare” la frittata, per farmela “digerire” meglio. Non é mai molto bravo in questo! E, quando viene colto in flagrante, cerca di trovare le giustificazioni piú assurde, del tipo: che aspettava il momento giusto per dirmelo, che non poteva farlo sapere in giro, per via di quelli che lo invidiano, e altro ancora.

Posso accettare che Giorgio abbia dei progetti ben precisi riguardo le alghe, anche se, casualmente, il suo interesse sembra essere cominciato solo da quando sono giunta io sull’isola! Comunque, forse ha bisogno anche di me per realizzarli. Sempre che io voglia ancora fidarmi di lui.

Quando Giorgio se ne va, sento come un certo sollievo. Avverto la negativitá che aleggia intorno alla sua persona. Tutto sommato, mi ha fatto un grande piacere a starsene lontano finora, e penso sia meglio se il nostro rapporto ritorni nel nulla da dove ha avuto origine.

Per quanto riguarda Lucia, sono certa che, anche se finge di non essere affatto couinvolta, stia sempre dietro le quinte a tirare i fili del burattino! Mi sbaglio?

Dalla finestra del soggiorno guardo il cielo stellato. Ho un po' di nostalgia di quando da piccoli, io e Roberto, mio fratello, passavamo ore a cantare a due voci di Robarello nelle calde notti d’estate.

A quel tempo, avevo tutti gli ingredienti per crescere felice. Cos'é successo? Come ho fatto a rovinare tutto cosi’? A buttare tutte le mie opportunitá e i miei amici, per finire nel buco nero del mio matrimonio? Riusciró mai a risollevarmi, e cominciare ad attrarre e a scegliere persone genuinamente positive, per costruire qualcosa, invece che parassiti, bugiardi, invalidanti pessimisti pronti a distruggermi?  Non intendo andarmene dall’isola, non ancora per lo meno, ma la situazione é cosí  cambiata ora! Prima di partire pensavo di avere buoni amici ed ora mi rendo conto di avere già dei nemici!

Sono nella casa della zia Maria a Piacenza. Nella cucina c’é un buon profumo di crostata. La nonna é seduta su una poltrona e ricama, dice, la mia dote. Zia Maria impasta il ripieno per i tortellini, e zia Iside mi sta preparando un maglione di lana ai ferri. Si ferma, mi prende la misura del braccio, mi sorride e continua a sferruzzare. - Pensavo che foste tutte morte – dico io guardandole esterefatta. Non mi rispondono, ma a turno mi sorridono, come se volessero incoraggiarmi.

Ho sete. Mi alzo e vado al lavandino della cucina. Guardo dentro e mi accorgo che si tratta di un pozzo profondo. Non riesco a vedere l’acqua, laggiu’, nel buio, ma so che c’é ed é fresca e purissima! Mi viene un attacco di vertigini, e sto per essere risucchiata dal vuoto, ma due mani mi salvano e mi riportano a sedere. Sono spariti tutti e sono sola nella stanza fredda e vuota.

16 arile 2001

Mi sveglio di soprassalto. Da una parte mi sento sollevata, dal fatto che l’incubo appena avuto, era solo un sogno, dall’altra vorrei essere stata lí  con la nonna e le sue sorelle a farmi viziare come quand’ero bambina, almeno per un po’.

Altro che sogno, devo essere al traghetto prima delle otto. Oggi ho l’appuntamento alla KAL.

Alla stazione di Galway ho tutto il tempo per fare un pó di colazione, prima che parta l’autobus per il Kerry.

Mi fa piacere staccare dalle faccende dell’isola e tornare in mezzo a un pó di vita.

Sognare la crostata della zia Maria mi ha fatto venir fame.

C’é un baretto anche nella stazione, ma non hanno molta scelta di dolci.

Nel Centro Commerciale, invece, ci sono brioche fresche farcite di crema: non sono come i bomboloni della Romagna, ma andranno benissimo!

Ordino un cappuccino e una brioche, pago e le porto ad uno dei tavoli. Questo é il mio bar preferito, quando sono a Galway, e so che anche Hilary preferisce venire qui a fare colazione. É troppo presto per incontrare Hilary. Peccato, perché avrei voluto aggiornarla sulla mia nuova residenza di Aran.

L’autobus non ha molti passeggeri fino a Limerick, ma poi salgono numerose persone, e una giovane donna con una stupenda capigliatura rosso rame, si avvicina a me, e mi chiede se il posto é libero. Dopo qualche minuto si presenta e io faccio altrettanto. Si chiama Bianca e non ha un accento Irlandese. Strano, perché dal suo aspetto, avrei giurato lo fosse. Mi chiede da dove vengo e quando le rispondo – Milano – si mette a ridere. Anche lei é italiana, della provincia di Piacenza. Le racconto che mia nonna era piacentina, di Rivergaro e lei sembra ancora piú divertita, perché lei é nata a Bobbio, che é solo a pochi chilometri da Rivergaro.

Insomma, é vero che il mondo é piccolo! Ridendo, le chiedo di non continuare a parlarmi di se’, o finiremo per scoprire di essere parenti!

Bianca é in viaggio di studio. Sta preparando una tesi sulla Architettura della Basilica di Bobbio e stava seguendo le tracce di San Colombano, un santo originario del nord Irlanda, che sarebbe stato il fondatore del primo centro monastico di Bobbio, per l’appunto.

Bianca mi spiega, che con i monaci, deve essere arrivata molta gente irlandese nel piacentino, perché molti degli attuali abitanti hanno un aspetto celtico / Irlandese! In veritá sia io che Bianca abbiamo un aspetto poco italiano, e anch’io ho avuto antenati della sua zona.

Bianca é divertente ed é piacevole conversare con lei, tanto che il viaggio sembra durare pochissimo!

Una volta arrivata, non mi resta che trovare un posto in cui dormire. Busso alla porta del primo B&B che espone il simbolo dell’Ente del Turismo. Mi apre la proprietaria e mi conferma che ha una camera per me. Poi, prima di congedarsi, si presenta. Si chiama Ann.

Verso l’ora di cena, Ann bussa alla mia porta. Pensavo volesse un documento, e invece mi chiede se gradisco una tazza di té e un pó di cena. Vorrei dirle di no, ma ho veramente fame, e mi fa piacere accettare quella squisita gentilezza.

Ann é molto spontanea, e mi piace quel suo modo di parlare schietto. In effetti mi somiglia molto e, parlare con lei, é come respirare una boccata di aria pura. Al té segue un panino e una insalata. Poi ci sediamo davanti al fuoco, e mi offre un pó di “poitin” una specie di whiskey fatto in casa. – Assaggialo – mi dice, - é la bevanda preferita dal popolo fatato. – e ci credo – replico dopo aver provato il primo sorso!

Dopo ore che stiamo ridendo e scherzando, mi rendo conto che non mi ha fatto neppure una delle solide domande a cui sono abituata, da quando vivo in Irlanda – chi sei? – cosa fai qui? – e – da dove vieni? –

Ann invece é molto discreta e aspetta che sia io a raccontarle qualcosa di mia spontanea volonta’.

Cosi’, le racconto di me, della mia “fuga” dall’Italia, della mia passione per le alghe, e della mia speranza di riuscire a creare una ditta di alghe sull’isola di Aran.

Lei mi rivela di essere sposata da poco e che suo marito era in America per visitare dei parenti.

Sono cosí  contenta delle mie nuove conoscenze!

 

17 Aprile 2001

Ann mi ha preparato una colazione all’Irlandese abbondante e mi sento piena di energia.

Prima di tornare in camera a prendere il mio zainetto, mi congedo. – Mi spiace andar via oggi, in verita’. Sarei rimasta un altro giorno, ma sono sempre un pó tirata con i soldi. Le chiedo quant’e’, mentre estraggo il portafoglio dalla borsa. – Dammi venti Pound – mi dice con mia sorpresa. Mi aspettavo molto di piu’, e sono un pó imbarazzata.

- Bene – mi propone Ann – vorrá dire che ogni volta che verrai da queste parti, starai qui da me.

Non so come ringraziarla. La abbraccio e le lascio il mio numero di telefono.

La fabbrica della KAL é nuova e splendida. Mi rendo conto che deve essere costata parecchio denaro, e capisco che le vendite che potevo procurare loro in Italia, non fossero sufficienti per la loro potenzialita. Dal canto mio, negli anni che li ho rappresentati in Italia, ho fatto molti studi e prove su campo a spese mie, e ora avrei in effetti qualcosa in piú da offrire loro, oltre al mio modesto pacchetto di clienti.

Il direttore mi fa accomodare nel suo studio. Chiama la segretaria e i due tecnici di laboratorio e mi presenta a loro.

La proposta che mi offre é molto interessante, e va al di lá di ogni mia aspettativa. Non posso che confermare immediatamente che accetto le condizioni.

Dunque, dal mese di Maggio collaboreró con loro, via telefono e internet, da casa mia, e mi recheró negli uffici solo ogni due mesi, per la riunione generale degli agenti. La paga é modesta, ed include le provvigioni che matureranno con le vendite future, ma mi saranno rimborsate tutte le spese.

Poiché ho un debito in sospeso, mi concedono di pagarlo a piccole rate mensili.

Lasciando l’ufficio é come se camminassi su una nuvola.

Ho bisogno di comunicare immediatamente le mie nuove a qualcuno. Penso subito ad Ann. Perché no, resto ancora una notte nel Kerry e domattina potró affrontare il lungo viaggio verso casa, con rinnovata energia.

Ann mi ricorda che non posso continuare a viaggiare con i mezzi pubblici, e allora le chiedo di aiutarmi a trovare un’auto non troppo costosa.

Poche telefonate ed ecco trovata una Micra in buone condizioni e a sole mille Lire Irlandesi.

Dal prossimo mese, posso contare su uno stipendio, e chiedo a Peter, il proprietario dell’auto, se posso lasciargli cinque assegni da duecento Lire Irlandesi che riscuoterá a distanza di un mese l’uno dall’altro. Accetta. Fantastico!

Riprendo dunque la mia strada verso casa sul mio nuovo automezzo

 

21 Aprile 2001

Ricevo una telefonata da un cellulare italiano che non conosco: si tratta di Andrea, dice di essere arrivato all’albergo in Connemara e vorrebbe incontrarmi una delle prossime sere, a cena.

Conosco il nome dell’albergo, perché é uno dei piú famosi di tutta l’Irlanda, ma il fatto di andare a cena in un lussuosissimo Castello, presumo implichi un abbigliamento adeguato, ed io, in verita’, non possiedo nulla che possa essere all’altezza.

Il mio ospite, però, insiste, e non posso rifiutare. Partiró con un giorno di anticipo e passeró dai grandi magazzini per fare qualche acquisto. L’appuntamento é per il 26 aprile.

25 Aprile 2001

Nei centri commerciali di Galway mi muovo impacciata e mi sembra che tutti mi osservino. I jeans, gli scarponi pesanti, la giacca a vento ... chi potrebbe dire che sono nata e cresciuta a Milano – la capitale della moda?

Non capisco se sia il mio carattere spiccatamente ribelle a rendermi cosí “selvaggia” e non so perché mi ripudi tanto indossare abiti eleganti, ma forse questa volta dovrei fare uno sforzo, se non altro perché non voglio far fare brutta figura ad Andrea e alla sua famiglia!

Dopo un paio d’ore, ancora non sono riuscita a trovare l’abbigliamento, che io riesca ad indossare senza sentirmi troppo falsa. Mi viene in mente il proverbio “l’abito non fa il monaco”, e decido di essere “me stessa”. Acquisto un paio di jeans, e un maglioncino un pó femminile, ma questo é quanto. In fondo, voglio essere autentica!

26 Aprile 2001

La giornata é serena e voglio prendermela con calma, nel mio viaggio verso il Connemara.

L’incontro andrá come deve andare. Il resto non importa.

Non mi ero resa conto di quanto distante fosse Cong, e di quanto facile potesse essere perdere l’orientamento in questa regione. Comunque, alla fine, riesco a raggiungere la mia destinazione, anche se con un certo ritardo rispetto all’appuntamento. Durante il tragitto ho provato a scoraggiare Andrea riguardo la cena al castello. Avrei preferito incontrarlo il giorno seguente a Galway, ma alla fine ho dovuto cedere. Andrea mi conferma telefonicamente che il fatto che io sia in ritardo non gli importa, purché io arrivi.

Ecco finalmente apparire le luci del castello. Che immagine fantastica! É come se il tempo si fosse fermato al medioevo, quaggiù!

Al mio arrivo al tavolo del ristorante, i miei ospiti si alzano, e mi salutano calorosamente. Chiedo scusa per il mio, a quel punto oltraggioso, ritardo, e mi siedo immediatamente, prima che gli altri invitati possano osservarmi troppo.

Andrea mi spiega che ha dovuto ordinare anche per me. Il cameriere gli chiede il permesso di servire gli antipasti e mi scuso ulteriormente, confermandogli che mangeró qualsiasi cosa abbiano ordinato.

Da una porta di legno preziosamente intarsiata, situata agli estremi della sala, escono sette camerieri, sei dei quali portano un vassoio di peltro appoggiato sulla spalla destra. Sul vassoio si puó osservare solo un enorme coperchio. Mi rendo conto, che ad ognuno di noi é stato assegnato un cameriere, e che il settimo é il loro coordinatore. I vassoi vengono depositati sul tavolo e ogni cameriere resta chinato davanti a noi, tenendo il pomello del coperchio.

Sono esterefatta.

Un trattamento di questo tipo, pensavo fosse possibile solo alla corte della Regina d’Inghilterra!

I sei camerieri ora attendono l’ordine del capo per alzare i coperchi, e lo fanno tutti all’unisono al suo “tre”.

La cerimonia si ripete anche per le altre portate.

Il cibo é gustoso e, come vuole la regola delle “stelle” le dosi limitate!  Puó darsi che questa cena non mi faccia passare la fame, ma certamente é l’esperienza piú divertente della mia vita!

É un pó come vivere in un film di Indiana Jones!

I camerieri rimangono dietro a noi tutto il tempo, versando da bere ogni volta che i bicchieri sono mezzi vuoti, e chiedendo in continuazione se va tutto bene.

 

Alla fine del pasto, ci viene servito il caffé  in una saletta adiacente, dove finalmente Andrea comincia a farmi domande sui miei progetti.

Conversazione interessante, e domande mirate. Mi sento come se fossi interrogata, ma l’argomento delle alghe é la mia passione e non temo domande imbarazzanti. Chissá se sono riuscita a trasmettere ad Andrea un pó di interesse in materia!

A mezzanotte, come Cenerentola, mi congedo dai miei ospiti per avviarmi verso Galway. Ci lasciamo, con la promessa di risentirci al piú presto.

Il direttore mi viene incontro con la giacca, e mi chiede se ho gradito la cena.

- Una esperienza unica! – gli confermo convinta.

É tardi e non so dove passare la notte. Stupidamente non ho prenotato una stanza e non ho molti soldi.

Decido cosí di dirigermi verso il porto di Rossaveal.

La notte é serena e c’é abbastanza carburante per tenermi riscaldata.  Non ho altra scelta se non dormire sull’auto, e prendere il primo traghetto del mattino per Inis Mor.

Ultimo aggiornamento Lunedì 23 Marzo 2020 21:16