La mia Isola: Chi semina raccoglie

Sabato 25 Gennaio 2020 18:37
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Capitolo 3

Chi semina raccoglie

di Rosaria Piseri

Sono passati solo pochi giorni da quando ho lasciato Milano per l’Irlanda e la mia vita e’ radicalmente cambiata. Tuttavia, non mi aspettavo di incontrare cosi’ tanti ostacoli e non voglio immaginare quanti ancora ne incontrero’. Mi sento letteralmente come un naufrago in mezzo al mare. Ora devo imparare a nuotare!

 

21 gennaio 2001

La camera da letto è piccola e non c’è spazio per un armadio. Non ho molti vestiti e, in veritá, non mi serve neppure comprarne, ma dove sistemo i miei libri?

Osservo gli scatoloni usati nel trasporto ... e mi viene una idea. Vuoto i cartoni. Li apro bene e rovescio in fuori i quattro lati superiori. Ne ricavo dei cubi aperti e li posiziono uno sopra l’altro contro il muro. Ottengo cosí degli scaffali che tappezzano le due pareti a fianco del letto.

Nel giro di poche ore, tutto è sistemato. Magari non sará un arredamento definitivo, ma, per un pó, puó andare bene.

In una delle scatole, ci sono delle bustine di semi e dei dischi di terriccio compresso per seminare i germogli.


 

Domani cominceró la semina in casa, cosí quando verrá la primavera, saró pronta per trapiantare i germogli nell’orto.

L’orto è un pezzo di terreno circondato da un muretto a secco. Ha la forma circolare e si trova a pochi metri da casa, proprio sulla cima della collina.

Quando saro’ pronta, chiedero’ al padrone di casa il permesso di trapiantare i germogli. Sará bello se potró mangiare le mie verdure!

La mia priorita’ ora e’ di assemblare il computer, perche’ ho una traduzione da finire. Meglio se mi ci metto subito.

Comincio a posizionare il video, la torretta, collego tutti cavi tra tastiera, monitor e base, e ora non mi resta che infilare la spina.

- Oh mio Dio ... -  sospiro  - non ho neppure un adattatore. Lo venderanno al supermercato?

Parlo da sola, e mh beh ...  - se non mi esprimo in qualche modo, tra qualche settimana scoppio! -  penso e ... mi viene da ridere. Se mi vedesse mio marito ...

immagino il suo commento

-  te l’avevo detto, tu sei malata di mente, cosa diavolo fai ora? -

-  Devo solo aspettare domani -  risponderei  - non penserai che mi arrenda per cosí poco?-

Il sole se ne va rapidamente di questa stagione. È giá buio. Comincio a sentirmi un pó sola. Niente soldi per telefonare ai ragazzi o a Cinzia o a Laura. Niente musica. Niente collegamento a internet.

E sollevo lo sguardo verso il piccolo televisore.  - Beh, sará anche in bianco e nero -  penso  - ma vale la pena provare ad accenderlo! -

Sposto una sedia sotto lo scaffale sulla parete. Ripulisco le ragnatele dal vecchio apparecchio e cerco di capire come funziona.

- Proviamo ad infilare la spina -  penso girando e rigirandolo.

Non c’è nessun cavo! Lasciamo perdere l’attacco della antenna ... ma non c’è neppure un cavo elettrico!

Sará perchè sono un pó sotto stress, ma rimetto tutto a posto, scendo dalla sedia e la ripongo, poi comincio a ridere, ridere e ridere fino alle lacrime!

Immagino se qualcuno sapesse che non ho neppure la televisione, penserebbe che sono davvero pazza!

Mi chiedo  - Lo sono? -




24 gennaio 2001


I libri sono davvero troppi per questa piccola casa, cosi’ ne lascio la maggior parte nelle scatole in cui sono arrivati dall’Italia. Intanto, mi organizzo con la semina in “serra”.

Apro le tende del soggiorno, in modo da avere tutta la luce possibile per i miei germogli.

Sposto il divano, ed ottengo lo spazio ideale per allineare tutti i miei dischi di terriccio, in cui ho riposto due o tre semini.

Lascio la bustina come segna posto, all’inizio della fila, e verso un pó d’acqua nei contenitori.

Mi illudo di aver portato un pó di vita in casa. In un certo senso l’ho fatto!

Domani mattina vado in paese e compro l’adattatore per collegare il computer, poi finisco la mia traduzione. Questo è l’ultimo giorno per la consegna, e non so neppure come fare a trasmettere il lavoro a Cathy visto che ancora non posso collegarmi in internet!




25 gennaio 2001


Al supermercato non c’è nessun adattatore che possa fare al caso mio, d’altra parte, non credo che altri isolani abbiano esigenze di connettere un cavo italiano?

Il traghetto suona un fischio di avvertimento. Sta per partire. Mi viene una idea: corro al furgone, lo parcheggio sul molo e salgo al volo!! Se non mi procuro tutti gli strumenti per lavorare, come faró a mantenermi?

Il rapporto di lavoro con Cathy cominció alla fine degli anni ottanta. A quell’epoca avevo un impiego fisso e ben remunerato, ma il mio incarico era piuttosto banale e mi sentivo davvero frustrata. Certo, mi faceva comodo avere un stipendio tutti i mesi, ma quello andava tutto nel conto corrente di famiglia. Mio marito non voleva debiti, mutui e affini, e non avevamo un appartamento di proprietá. Da quando lavoravo, lui era sempre nervoso, geloso, e aveva rinunciato a fare straordinari.  - Qualcuno deve pur star dietro alla casa e ai bambini -  sosteneva che io ero una moglie e madre degenere, con i grilli per la testa e avrei dovuto pensarci prima se volevo lavorare ... che sarebbe stato meglio non mi fossi sposata!

La solfa era sempre quella.

Lui aveva sempre qualcosa da ridire, e cercó continuamente di boicottare il mio lavoro in tutti i modi.

 

Non era tanto per soldi, nè per realizzare le mie velleitá, che insistevo nel perseguire la mia carriera lavorativa, ma per diventare indipendente, e provare a intraprendere la strada della separazione.

Forse perchè avevo paura di lui, o perchè temevo di perdere i bambini o perchè la mia educazione cattolica me lo proibiva, o per un pó di tutte queste ragioni ed altre ancora, non me ne andai mai di casa.

Un pó di soldi extra, peró, pensai potessero aiutare a riscattarmi, un giorno.

Inviai un curriculum vitae a studi di traduzioni in Francia, Germania, Inghilterra e Irlanda, proponendomi per lavori a domicilio.

Rispose solo Cathy da Cork. Fantastico!

 

L’Irlanda fu sempre nel mio cuore da quando nel 1973 andai a Dublino in qualitá di ragazza alla pari per imparare la lingua Inglese. Ricordavo gli Irlandesi come un popolo burlone e cordiale, sempre pronto a fare due chiacchiere e ad ascoltarti. Ero sempre rimasta in contatto con la famiglia di cui ero stata ospite ed avevo anche a mia volta aiutato una delle loro figlie a trovare una famiglia a Milano per imparare la lingua italiana in cambio di piccoli lavori domestici.

Qualche volta, mi capitava di sognare di salire sulla metropolitana alla fermata di Marelli, e scendere a Booterstown, nella baia di Dublino. Che delusione, al mio risveglio, nella mia camera di Sesto San Giovanni!

Cathy mi invió lavori di traduzione regolarmente, e i soldi extra mi servirono per organizzare in seguito una vacanza in Irlanda con i ragazzi.

Il fatto che occupassi ore delle mie serate, strappando tempo ed energie che, secondo i sacri principi di mio marito, avrei dovuto invece utilizzare per pulire e ripulire la casa, come si confá ad una brava moglie, lo mandava su tutte le furie!  Avrebbe accettato che mi sedessi a guardare qualche baggianata alla televisione, di tanto in tanto, ma non che studiassi o traducessi o dipingessi!

Allora trovai il sistema per rendere possibili questi miei hobby: di notte, quando tutti dormivano da ore, mi alzavo di soppiatto e andavo in cucina, dove mi aspettava la mia fetta di libertá che non interferiva con nessun dovere, nè di moglie nè di madre.

 

Quelle notti, anche se era per poco tempo, potevo permettermi di essere me stessa.

Una notte d’estate, ricordo, riuscii a finire una traduzione verso le cinque di mattina. Non c’era ancora un sistema come Windows, e salvare i lavori non era nè automatico nè rapido. Avevo necessitá di finire prima che il resto della famiglia si svegliasse, e non operai mai alcun salvataggio.

Improvvisamente, la corrente mancó per qualche secondo e, alla riaccensione del computer, tutto il mio lavoro di una notte era sparito, tutte le paroline bianche erano state inghiottite dalla voragine nera dello schermo ....

Non rivelai questo segreto a nessuno. Avevo perso tempo e denaro, mio marito non me l’avrebbe mai perdonato, e mi avrebbe canzonato per mesi sulla mia stupiditá.

La notte seguente riuscii a rifare tutto il lavoro e, prima di colazione, il dischetto con i miei preziosi dati, era pronto ed impacchettato per essere inviato in Irlanda.

Secondo mio marito non ero che una indomabile calamitá della natura, del tutto inutile sia come moglie, che amante, che donna di servizio, mentre la donna dei suoi sogni doveva eccellere nelle tre funzioni contemporaneamente.

Per sopravvivere cominciai a sognare, proprio come faceva Cenerentola nella famosa fiaba.

I miei sogni, riguardavano unicamente la possibilità di rivivere nei miei ricordi piú belli, e i miei pensieri erano inviolabili, nessuno avrebbe potuto cancellarli dalla mia mente, neppure lui, con il suo comportamento abusivo. Loro erano sempre la, in un angolo della mia anima. Li tiravo fuori un pó per volta, come si fa per una riserva preziosa, che non si vuole consumare troppo rapidamente, ma che deve durare per tutta la vita.

Fu questo, e solo questo a salvarmi dalla disperazione.


A  Galway le donne vestono piuttosto elegantemente: gonne luccicanti, scarpe col tacco e make up impeccabile. Io preferisco ai negozi di abbigliamento quelli di ferramenta; alle scarpe da ballo gli stivali antiscivolo per gli scogli. Chi direbbe che sono nata nella cittá della moda per eccellenza?

Non ho mai potuto esprimere questo spirito piuttosto campagnolo, quando lavoravo in ufficio, ed ora - guardati Rosaria, all’alba del tuo quarantaseiesimo anno di etá sei diventata una selvaggia? -

Evviva la libertá!

Torno ad Aran col mio carico di attrezzi: prese e interruttori, cavi e prolunghe, rastrello e vanga. Ho dischetti di riserva per copiare i miei lavori, e un libro di Storia Irlandese per bambini (il mio Inglese non è molto forbito. Meglio se mi faccio aiutare dalle figure!)

Sono veramente soddisfatta.




28 gennaio 2001


Visto che ho gli attrezzi da coltivatore diretto, e che oggi la giornata è stupenda, tiepida e senza vento, cominceró a vangare l’orto.

Mi hanno detto che la tradizione vuole che si seminino le patate e si trapiantino i germogli il giorno di San Patrizio. Considerando che la mia esperienza su campo non sia un gran chè, e che il tempo qui non sempre è clemente come oggi, sará meglio che cominci a dissodare la terra.

Il vicino di casa, che nei suoi ottant’anni di vita sull’isola non ha mai avuto alcuna occasione di poter assistere ad uno spettacolo tanto divertente come la sottoscritta in azione con una vanga, ha deciso di trascorrere la mattinata appoggiato al muretto dell’orto.


- Dia duit (Buon giorno) -  dice  - terra soffice e fertile, eh? -

- Non so -  rispondo io, mentre tento di infilzare la punta della vanga nel terreno, spingendo con tutta la forza del mio peso.

- Spuds? -  chiede lui ... e ribadisce  - patate? -

- Per ora vorrei solo strappare le erbacce -  rispondo con forzata cordialitá.

- Cinquant’anni -  dice lui. E prosegue  - Cinquant’anni che nessuno coltivava questo orto -

Lo guardo con sollievo e rispondo

- mi sembrava .... duretto! -

- meglio se usi una zappa -  consiglia lui mentre se ne torna a casa fischiettando.

La mia esperienza agricola per oggi termina qui. Domani magari ci riprovo.


 

 

29 gennaio 2001


Al mio risveglio, i muscoli delle gambe non vogliono rispondere al comando del cervello. Mai, in vita mia, credo di averle sottoposte ad un simile sforzo, e per un tale miserrimo risultato!

Dopo ore di tentativi, il terreno dissodato non raggiunge neppure la superficie di un metro quadrato. E se lasciassi perdere?

Decido di dedicare il giorno al mio lavoro di traduzione. Tutto sommato, meglio un pó di riposo, se voglio ancora far uso dei miei arti in futuro!

Dalla finestra, vedo il vicino di casa affacciarsi al mio orto. Scuote la testa. Aspetta un pó per vedere se ritorno al lavoro del campo, e poi ritorna a casa sconsolato.

Il dischetto è pronto. Se lo spedisco subito per posta riesco a farlo arrivare a destino senza troppo ritardo. Cathy ha saputo le mie difficoltá a recuperare parti per il computer e ha giá avvertito il cliente. Mi sento meglio!

 

Quando eravamo bambini, trascorrevamo le vacanze estive alle pendici del Sacro Monte di Varese. La nonna si occupava di noi, dal 29 giugno alla riapertura delle scuole.

Ho un bel ricordo di quei giorni! Molta pioggia, magari, ma non un momento di noia.

Le origini della nonna erano contadine, e le sue sorelle ancora vivevano nella campagna piacentina.

L’orticello di casa ci dava verdura per tutta l’estate: insalata da taglio, pomodori, fagioli, fagiolini, ogni ben di Dio!

Una volta sposata, avrei tanto voluto poter avere un pezzo di terra da coltivare, ma mio marito diceva che non sapevo quello che dicevo, che la terra è troppo bassa e io non ero certo adatta ad un lavoro pesante!

Ora che ho la mia occasione, dimostreró che posso farcela! Peccato che lui non lo vedrá mai!

Autore: Rosaria Piseri.
Ultimo aggiornamento Domenica 16 Febbraio 2020 18:00