Transizioni

Giovedì 13 Dicembre 2018 09:48
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Alcuni decenni orsono si riteneva che le macchine dovessero pensare ma non si riusciva a capire come sarebbero arrivate a questo risultato.

Forse a un certo punto si è cominciato a pensare che l’obiettivo fosse troppo ambizioso per quegli anni e qualcuno ha fatto una proposta opposta e più abbordabile: avviciniamo il pensiero umano a quello delle macchine.

 

Questo ha contribuito a spostare l’attenzione verso materie come la matematica, la fisica, l’informatica, ma anche l’economia col declino degli studi umanistici e filosofici in particolare.

Improvvisamente non abbiamo più bisogno di riflettere sull’ etica non solo a breve ma anche a lungo termine, ma solo sui risultati immediati possibili?

Questo ha provocato un cambiamento anche nelle nostre vite di ogni giorno, con mutazioni magari proposte e/o accettate per motivi del tutto diversi, ma che nel tempo hanno portato il genere umano verso un cambiamento che ha avuto come conseguenza la diminuzione della quantità e della qualità del pensiero.

Un aspetto che molti di noi avranno avuto occasione di verificare su se stessi, a dimostrazione dell’ampiezza del cambiamento a cui abbiamo contribuito attivamente o passivamente.

Per esempio la misurazione annuale del lavoro fatto dalle persone in svariati settori commerciali, tecnici, culturali. Facciamo un caso rapidissimo:

com’è possibile misurare la qualità del lavoro di un venditore? forse sul numero delle vendite (resta da verificarne la qualità delle varie vendite che si potrà ripercuotere nel tempo sul marchio interessato).

Ma come valutare il lavoro di un insegnante o di un filosofo o di un ricercatore dedito alla ricerca pura?

Si tratta a mio parere di uno dei sentori che possiamo avere sul fatto che a un certo punto le cose hanno preso un verso tipicamente aritmetico, matematico. Tutto si deve poter misurare e quindi gli esseri umani assumono un valore numerico, matematico, un po’ come i pc che ragionano su una serie di uno e zero. Dunque esseri umani e computer si avvicinano, ma dal lato del pc. Il pensiero umano rischia l’ingabbiatura, ma è più misurabile.

Esiste solo questo modo per misurare? Quanto è affidabile e quanto ci preclude?

In particolare nelle professioni umanistiche, ma in tutte, più riesci a delimitare il perimetro di ciò che è ritenuto utile, valido, positivo e foriero di buone novità o risultati, più riesci a ingabbiare la libertà della mente. 
Nel contempo, più dati diamo alla Intelligenza Artificiale e meglio potrà prevedere quel che una o più menti potranno generare in modo da meglio simulare, replicare e forse anche prevenire certi aspetti dell'intelligenza umana.

Non intendo dire che è quanto è successo, però vorrei cominciare a ragionare su questa ipotesi - l’avvicinamento del pensiero umano (in qualunque settore: servizi, scientifico, commerciale, industriale…) a quello delle macchine - e le conseguenze di questo tipo di avvicinamento sul pensiero umano a quello delle macchine che, sembra, a breve ci ritroveremo come compagni di lavoro, come tutori dell’ordine, come aiutanti in casa e medici in ospedale (e già al polso di alcuni orologi hitech) o come notai.

Grazie alla standardizzazione delle procedure, abbiamo avuto vantaggi nell’organizzazione nell’immediato delle aziende, aprendo la strada a un futuro forse persino più vantaggioso (sempre per le aziende), ma abbiamo nel contempo aperto la strada a una macchinizzazione del pensiero umano, creando da un lato l’avvicinamento alla macchina e dall’altro diminuendo la necessità di pensare per l’essere umano, limitandone l’importanza, quando non la necessità e quindi dando la stura (o aggregandosi) a una serie di procedure che seppure non fossero (oppure lo erano) pensate per la diminuzione della quantità del pensiero umano, di fatto hanno contribuito a formare generazioni di persone che dovevano pensare di meno e obbedire di più, diminuendo anche la qualità del pensiero umano. Come fossero macchine.

Le stesse macchine che però nel frattempo i ricercatori umani spronavano a pensare sempre di più e sempre meglio grazie a una serie di algoritmi sempre più perfezionati e ormai in grado di imparare dai propri errori.

Non scordiamo che già da anni è grazie a computer che treni, navi ed aerei ci portano a destinazione, o che sappiamo sempre dove siamo grazie al GPS o che abbiamo tutto sotto controllo nelle nostre automobili e sempre più spesso anche nelle abitazioni. In alcuni casi ci sono già automobili autoguidate (guida autonoma) che stanno percorrendo centinaia di km alla ricerca della necessaria capacità di reazione e autonomia.

Siamo quindi giunti al punto di aver formato due piani inclinati verso direzioni opposte:

. umani sempre meno pensanti

. macchine sempre più pensanti.

 

Fine prima parte.


Seconda parte: http://www.loscrittoio.it/component/content/article/127-transizioni-su-piani-inclinati.html

Ultimo aggiornamento Sabato 04 Luglio 2020 18:56