Qualcuno accetta un peggioramento del proprio ambiente. Altri no.

Mercoledì 29 Agosto 2018 09:50
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Autore: Flavio Gori

* L' articolo è una riflessione postuma dopo le chiacchierate di qualche anno fa con Maria Chiara Maestrini su queste tematiche che condividevamo.

 

Le periferie delle grandi città, si sa, sono spesso quanto di più triste e trasandato si possa pensare.

Spesso si tratta di aree senza servizi, senza locali pubblici decorosi, come se chi abita in quelle zone, non pagasse le tasse, non meritasse alcunché. Come se anziché un cittadino, fosse solo un consumatore.

Non solo abita in zone popolose, in condomini enormi e senza alcuna forma, stile o personalità, ma deve anche vivere male, deve esser costretto a fare chilometri a proprie spese (spesso auto o moto o quando va bene, biciclette, visto che i servizi pubblici scarseggiano anche per i trasporti) per trovare qualcosa, contribuendo essi stessi a peggiorare l’aria che respirano.

Nelle piccole città, queste situazioni sono un po’ meno pesanti, ma certo ci sono eccezioni. Quando queste eccezioni si chiamano Firenze, fa ancora più male.

Noi, figli e nipoti di tanta bellezza medioevale, ci ritroviamo a vivere in quartieri periferici brutti, anonimi, mal tenuti. Eppure questo non sempre è successo. Se guardiamo la Firenze dei primi anni del secolo scorso vediamo quartieri ben fatti, ben urbanizzati. Certo anche allora vi erano i quartieri popolari che certamente non erano al livello delle zone borghesi.

Si dice che dopo la guerra le cose per le classi meno abbienti, sono migliorate e per molti versi, è (stato) vero. Ma nel settore urbanistico è veramente così? dipende dal punto di osservazione: se prendiamo come riferimento la possibilità di avere nelle nostre abitazioni un riscaldamento per difenderci dal freddo invernale, possiamo dire che certamente le cose son migliorate, anche se non abbiamo più case con delle pareti spesse in modo da salvaguardare gli abitanti da rumori, caldo e freddo.

Una certa idea della politica dell’industrializzazione ci ha costretti a vivere in palazzoni alti che concentrano decine di famiglie, dimenticando la vita e i rapporti con la natura e con gli altri che tradizionalmente avevamo vissuto fino alla seconda guerra mondiale.


Ma anche nel campo della vita in grandi condomini, coi problemi di rapporti che ognuno di noi ben conosce, siamo sicuri che non ci fossero alternative ai palazzoni anonimi che arredano le nostre periferie mancanti di servizi necessari che invece troviamo in molte delle periferie europee? Evidentemente c’erano, come, per l’appunto, dimostrano molte città europee e il fatto che noi non ne abbiamo dipende dai politici, dagli amministratori che ci hanno governato, ma anche da quegli architetti e ingegneri che hanno firmato i progetti adeguandosi a visioni fin troppo miopi.

Ritengo però che questa sia solo una parte del problema: chi accetta di progettare e chi accetta di vivere acriticamente in aree di questo tipo, getta le basi per il peggioramento delle stesse nel futuro immediato e remoto.

Dalle strade sporche, ai parcheggi selvaggi, dal non rispetto della quiete pubblica, al non rispetto di chi deve muoversi in carrozzina, dal decoro di strade e marciapiedi sporchi e mal mantenuti. Dagli atti di violenza spicciola, alle vere e proprie bande di malviventi organizzati che, chissà per quale motivo, prediligono spadroneggiare nei quartieri poveri anziché in quelli ricchi.

Sono solo alcuni degli aspetti deteriori che albergano nelle nostre città e che hanno nelle periferie la loro triste apoteosi.

Con i suddetti, vi sono altri aspetti estremamente importanti che si accettano man mano che il tempo passa senza reagire: si accetta che nella nostra zona si costruiscano fabbriche più o meno inquinanti, inceneritori, aeroporti, strade di grande comunicazione, discariche, che non faranno altro che peggiorare la qualità della vita dei cittadini che molto spesso si dimenticano di essere cittadini, accettando e persino banalizzando opere che invece metteranno serie ipoteche sulla loro salute e su quella dei loro figli.

Una cittadinanza che non avesse accettato i quartieri delle Piagge, l’Isolotto o Novoli, accetterebbe ora di avere un inceneritore e l’ampliamento di un aeroporto di per sé anacronistico e che si vanno ad aggiungere al traffico caotico, ad autostrade, fabbriche, industrie e manifatture che certo già non migliorano la qualità dell'aria?


Il dubbio viene, anche perché in altre zone, Fiesole o al Poggio Imperiale, ad esempio, a nessuno viene in mente di impiantare un inceneritore.

Perché a Fiesole no e nella piana di Firenze si? Perché a Fiesole non c’è la discarica e nella piana di Firenze, si? 

A questo proposito è stato utile anche il cosiddetto concetto ‘Nimby’ che in inglese suona un po’ come ‘non nel mio cortile, nel mio quartiere’, il cui scopo (non so quanto desiderato) sembra quello di convincere gli abitanti delle zone meno fortunate a non fare tante storie e accettare tutto quel che altri decidevano di costruire in quelle aree.-


Sono domande semplici a cui gli abitanti della piana (comuni di Firenze, Sesto Fiorentino, Signa, Lastra a Signa, Campi Bisenzio) hanno diritto a una risposta, ma più che altro li deve far riflettere su un fatto: banalizzare, non fare attenzione a certe azioni presenti, oltre che errato nell’attuale, potrà rivelarsi un terribile boomerang domani.

Spesso questo è avvenuto per scarsa attenzione e forse per scarsa conoscenza dei fatti dei cittadini, ma ora le cose sono diverse e quindi è possibile, auspicabile, ma anche più che necessario, che la popolazione della piana fiorentina si svegli, che si renda conto che l’aria che andranno a respirare peggiorerà di parecchio mettendo a rischio tutti gli abitanti. In realtà anche quella di coloro che vivono a qualche km di distanza, ma che non sembrano rendersene conto.

Se poi non sono sensibili agli aspetti sanitari (in genere pensando che capiterà a qualcun altro) potrebbero considerare che le loro case, più o meno belle, subiranno una drastica diminuzione dei valori di mercato perché, a differenza di quel che loro hanno fatto finora, gli eventuali futuri compratori si informeranno molto bene sull’aria delle zone che andrebbero ad abitare ed è realistico pensare che non solo abbatteranno i costi, ma molti dei possibili acquirenti si tireranno indietro, azzerando in qualche caso il valore di un oggetto che, come sappiamo, è dato dalla domanda e dall’offerta. Se l’offerta è ampia e la domanda minima, i valori crollano.

Come il passato ci insegna, lasciar costruire opere inquinanti al di là degli aspetti specifici sarà il viatico a qualche altra futura costruzione che nel futuro peggiorerà ulteriormente la qualità della vita nella loro area di residenza.

E’ questa l’eredità che vogliono lasciare ai loro figli? Io no. 

E’ tempo di ripensare il sistema di sviluppo economico, per renderlo compatibile con la salute delle persone e dell’ambiente naturale, unica strada per proseguire la vita sul pianeta.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 29 Agosto 2018 21:16